Il coronavirus può resistere nell’aria fino a 16 ore, secondo uno studio di due università americane

 Il coronavirus può resistere nell’aria fino a 16 ore, secondo uno studio di due università americane

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Il  coronavirus può resistere nell’aria fino a 16 ore e ha particelle più infettive di Sars, che si è diffusa nel 2002-2003, e Mers comparsa nel 2015. E’ questo il dato emerso da una ricerca condotta negli Stati Uniti dalla Tulane University in collaborazione con l’Università di Pittsburgh e con l’istituto per lo studio delle malattie infettive Niaid, dei National Institute of Health (Nih), coordinata da Alyssa Fears della Tulane University e pubblicata sul sito MedRxiv.  

Le particelle del Covid19, pertanto, secondo i risultati di questa ricerca, restano sospese nell’aria un periodo molto più lungo rispetto a quello osservato nelle particelle dei coronavirus responsabili della Sars e della Mers.

I ricercatori hanno verificato che la trasmissione del virus attraverso le goccioline in sospensione nell’aria potrebbe essere più importante di quanto si ritenesse finora. I risultati, si legge nell’articolo pubblicato, dimostrano che «le persone con l’infezione da SarsCoV2 sono in grado di generare bioaerosol virali che possono rimanere infettivi per lunghi periodi di tempo». Un dato che, secondo gli autori della ricerca, dovrà essere considerato ai fini delle misure di prevenzione.

Gli esperimenti sono stati condotti in situazioni controllate e hanno misurato la persistenza nell’aria delle particelle virali che si trovano nelle goccioline in sospensione con un diametro variabile da 1 a 3 millesimi di millimetro (micrometri). L’analisi al microscopio elettronico indica inoltre che forma, dimensioni e aspetto delle particelle virali resta inalterato.

I dati, come hanno evidenziato i ricercatori, indicano che il virus SarsCoV-2 «in generale mantiene la sua infettività quando viene disperso nell’aria su brevi distanze, contrariamente agli altri due coronavirus esaminati», appartenenti sempre alla famiglia dei betacoronavirus. E’ indubbio, pertanto, che questo virus è molto più aggressivo degli altri fino ad ora conosciuti, per cui è importante conoscerne le caratteristiche per poter prendere le contromisure e individuare gli strumenti per prevenirlo e combatterlo.

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Redazione Tutto Sud News

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