Il nuovo normale della vita dopo il Covid-19

 Il nuovo normale della vita dopo il Covid-19


La pandemia determinata dal COVID-19 ha cambiato radicalmente il mondo per come lo conosciamo. Le persone vivono in modo diverso, acquistano in modo diverso e in molti modi, pensano in modo diverso.
Il distacco fisico e l’autoisolamento hanno avuto un forte impatto sulla vita dei cittadini, influenzando in particolare le abitudini alimentari e i comportamenti quotidiani.

In particolare alcuni elementi fondamentali hanno influenzato il modo di vivere quotidiano. Anzitutto il rimanere a casa, che comporta una maggiore educazione digitale, il lavoro intelligente e la limitazione dell’attività fisica all’aperto e/o in palestra, a questo bisogna aggiungere la scorta di cibo, a causa della restrizione della spesa. Ma l’interruzione della routine lavorativa ha portato anche ad aumentare la noia e lo stress causati, oltre una certa misura, dall’ascoltare o leggere sul COVID, provocando a sua volta un maggiore apporto energetico, perché lo stress in genere porta i soggetti verso l’eccesso di cibo, specialmente “cibi di conforto”. Inoltre è ben noto, psicologicamente, come l’esperienza di emozioni negative possa portare a un eccesso di cibo, il cosiddetto “mangiare emotivo”.

Al fine di contrastare e rispondere all’esperienza negativa di autoisolamento, le persone potrebbero essere più inclini a cercare ricompense e gratificazioni fisiologiche, a volte associate al consumo di cibo che porta ad una disregolazione dell’appetito. Eppure il mantenimento di uno stato nutrizionale corretto è fondamentale, soprattutto in un periodo in cui il sistema immunitario potrebbe aver bisogno di reagire. Lo stile di vita può quindi essere sostanzialmente modificato a causa delle misure di contenimento, con il conseguente rischio di comportamenti sedentari e delle abitudini del sonno.

Pertanto, la pandemia ha gettato tutti verso un enorme balzo in avanti sotto forma della più grande crisi di salute pubblica che la nostra generazione abbia sopportato. Le esperienze specifiche sono varie da Paesi a Paesi e da Regioni a Regioni, ma l’unica costante è che stiamo tutti cercando di mantenere noi stessi e le nostre comunità al sicuro, pur continuando le nostre vite in quello che continua a essere definito il “nuovo normale”. Ma poiché questo “normale” continua a cambiare, anche le esigenze e le priorità dei cittadini cambiano. Ed allora bisogna capire come stanno cambiando le abitudini.

Sotto il profilo dei consumi, la pandemia ha spinto più acquirenti online, e questa tendenza, secondo gli esperti di Marketing, è probabile che continui, anche se alcuni specifici negozi fisici riaprono con alternanza i battenti. E questa tendenza la si evince anche dalle dichiarazioni ufficiali di due grosse multinazionali di largo consumo, come la Nestlé (aumento del fatturato on line nel primo semestre 2020 del 49%) e la L’Oréal (aumento on line del 75%).

Nei prossimi 24 mesi, si prevede che i consumatori rimarranno con meno soldi in tasca. Molte persone rimarranno disoccupate e avranno meno da spendere. Ciò rafforzerà la tendenza a restare a casa. Potrà anche verificarsi un certo downtrading (calo del commercio) in alcuni settori, mentre i consumatori si accontenteranno di opzioni più convenienti, anche se finora molti consumatori si sono orientati verso grandi marchi e sceglieranno forse nomi più comuni rispetto a prodotti di valore o “label”. Quindi ci saranno nuovi comportamenti di acquisto in questa “nuova normalità”.

Le priorità dei consumatori si concentreranno sui bisogni più elementari, facendo aumentare la domanda di prodotti per l’igiene, la pulizia e i prodotti di base, mentre le categorie non essenziali diminuiranno.
Insomma la pandemia COVID-19 ha cambiato radicalmente il mondo come lo conosciamo. Le persone vivono in modo diverso, acquistano in modo diverso e in molti modi, pensano anche in modo diverso.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, andando avanti, vedremo un aumento della forza lavoro virtuale poiché sempre più persone lavoreranno da casa.

Infatti sono via via più numerose le aziende che incoraggiano il lavoro a distanza. Molti dipendenti che non hanno lavorato a distanza o non lo hanno fatto spesso, prevedono di farlo più frequentemente in futuro. Da alcuni sondaggi, infatti, elevate percentuali di dipendenti ritengono di avere l’ambiente e gli strumenti giusti per il lavoro a distanza, ma ad alcuni mancano i contatti sociali. Nel complesso, i dipendenti sentono che i loro datori di lavoro hanno preso in questo modo “le misure giuste” per proteggere la loro salute e tenerli ben informati.

I dipendenti che ora si trovano a lavorare da casa sono ampiamente positivi su tale esperienza. Non sorprende che coloro che hanno lavorato da casa in precedenza abbiano maggiori probabilità rispetto ai nuovi arrivati di sentirsi più produttivi a casa e di sentirsi più soddisfatti professionalmente di quanto non lo siano in ufficio. Le aziende di largo consumo, poi, che hanno una strategia di lavoro virtuale rafforzeranno la loro proposta di valore per i dipendenti e dimostreranno di essere in contatto con le loro preferenze.


Donatella Argirò

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