Un emendamento alla legge di bilancio accorpa IMU e TASI e semplifica le procedure di pagamento

 Un  emendamento alla legge di bilancio accorpa IMU e TASI e semplifica le procedure di pagamento

Un emendamento alla legge di bilancio 2019 accorpa IMU e TASI in una tassa unica sulla casa ed elimina la sovrapposizione di due diverse imposte sugli immobili; si tratta della nuova IMU che prevede anche la predisposizione di bollettini precompilati per agevolare i contribuenti.

I Comuni, infatti, dovrebbero rendere disponibili i modelli di pagamento precompilati. Le scadenze per i versamenti resterebbero le stesse: acconto entro il 16 giugno, saldo entro il 16 dicembre. La rata di giugno si pagherebbe in base all’aliquota dell’anno precedente, in dicembre si effettuerebbe il conguaglio (come adesso). In sede di prima applicazione (quindi nel 2019), la prima rata sarebbe calcolata sulla base delle regole IMU e TASI 2018.

Una norma che non dovrebbe comportare aggravi di spesa per i cittadini, tuttavia consentirebbe ai Comuni, da come è formulato l’emendamento, la possibilità di portare l’aliquota fino all’11,4‰ (oggi il tetto è al 10,6‰, a cui si può aggiungere lo 0,8% solo in alcuni casi); pertanto ci potrebbero essere aumenti per le seconde case.

Rimane l’esenzione per le prime case, con l’eccezione delle abitazioni di lusso (categorie catastali A1, A8 e A9). L’imponibile sarà sempre dato, com’è adesso, dalla rendita catastale rivalutata del 5% a cui si applica il coefficiente per tipologia catastale, nonché l’aliquota vigente del Comune.

Il nuovo meccanismo accorpa le due imposte, IMU e TASI, questo evita di sommare le due imposte, che in ogni Comune hanno aliquote e casistiche molto differenziate.

Mentre l’aliquota base per le prime case di lusso rimane allo 0,4%, con la facoltà da parte delle amministrazioni comunali di alzarla di un ulteriore 0,2% (tetto massimo 0,6%, come ora), diminuirla o azzerarla, per gli immobili diversi dalla prima casa, l’aliquota base resta allo 0,76%, ma i Comuni possono alzarla fino all’1,14‰. Da questa facoltà concessa ai comuni può derivare il maggiore onere rispetto all’attuale normativa che prevede un possibile aumento fino all’10,6‰.

Per quanto riguarda la maggiorazione dello 0,8%, istituita nel 2014 e poi sempre prorogata,  attualmente può essere applicata solo dai Comuni che fin dall’inizio l’hanno utilizzata, mentre la nuova formulazione della legge sembrerebbe dare a tutte le amministrazioni comunali la possibilità di portare l’IMU a quota 11,4‰.

Viene introdotta una regola fissa per gli affitti a canone concordato, che prevedrebbe una riduzione del 75% rispetto all’aliquota stabilita dalla delibera comunale, mentre sarebbero esenti dall’imposta municipale propria i fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita, fino a quando permanga tale destinazione e non siano comunque dati in locazione.

Ovviamente parliamo ancora di un emendamento ancora non approvato, che quindi potrà essere modificato oppure non approvato, pertanto ancora è tutto in itinere.

L.B.

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