Bari: proiezione del film “The Cove” in compagnia del Premio Oscar Richard O’Barry

 Bari: proiezione del film “The Cove” in compagnia del Premio Oscar Richard O’Barry

FILE – In this June 15, 2010 file photo, Ric O’Barry, whose efforts to save dolphins is documented in the Oscar-winning film “The Cove,” speaks during an interview in Tokyo. Anti-dolphin-hunt campaigner Ric O’Barry is in detention in western Japan after being arrested for not carrying his passport. His son and fellow activist Lincoln O’Barry said the 75-year-old American was stopped while driving home from dinner at a restaurant Monday night, Aug. 31, 2015. (AP Photo/Koji Sasahara, File)

 

Il Premio Oscar Richard O’Barry, l’icona mondiale del diritto dei delfini e di tutti gli animali marini a vivere in libertà nel loro elemento naturale, sarà al AncheCinema Royal, in Corso Italia n. 112 a Bari, per presenziare alla proiezione del film “The Cove” con cui nel 2010 ha vinto l’Oscar per il miglior documentario.

L’evento, organizzato dall’associazione barese Greenrope, si terrà alle ore 20.30 di lunedì prossimo 23 ottobre; il costo del biglietto è di 3 euro: il ricavato della serata, coperti i costi vivi nell’iniziativa, saranno interamente devoluti al “Dolphin Project” di Richard O’Barry.

Da una settimana Richard O’Barry è in Puglia, ospite della Jonian Dolphin Conservation, l’associazione scientifica che dal 2009 studia e tutela la cetofauna nel Golfo di Taranto.

Nell’occasione Rick O’Barry è uscito in mare con gli studiosi italiani, per la prima volta in assoluto nel nostro Paese, per studiare la presenza di cetacei e quella di colonie stanziali di delfini.

Dopo questa attività lo stesso O’Barry si è pronunciato a favore della istituzione di una ASPIM (Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo), come già accaduto in Liguria, una zona di mare protetta a tutela della straordinaria biodiversità presente nel Golfo di Taranto, comprendente aree marine di tre regioni: Puglia, Basilicata e Calabria.

La proiezione del documentario “The Cove” con Richard O’Barry rientra nelle attività di “citizen science” di Greenrope e JDC per la sensibilizzazione dei cittadini su tematiche ambientali e scientifiche, nel caso specifico la tutela del diritto dei delfini a vivere in libertà nel loro elemento naturale e non in cattività.

Il film “The Cove” ha documentato per la prima volta la mattanza che ogni anno avviene, in gran segreto, nella baia di Taiji, in un parco nazionale giapponese: per otto mesi i delfini vengono catturati per i delfinari, ogni esemplare ha un valore di oltre 150.000 dollari, e uccisi in gran numero per la gastronomia locale.

Sono circa 23.000 i delfini che ogni anno vengono spinti, dal mare aperto, in una insenatura in cui il mare diventa rosso per il loro sangue, un massacro di cui persino gran parte dell’opinione pubblica giapponese non era a conoscenza prima di “The Cove”.

Per cinque anni Richrd O’Barry e il cineasta Louie Psihoyos hanno effettuato con una loro troupe, sfidando la rigida sorveglianza schierata a protezione di questo orrendo business, riprese di nascosto avvalendosi di sofisticati sistemi video e subacquei.

“The Cove – la Baia dove muoiono i delfini” ha vinto nel 2010 l’Oscar per il Miglior documentario, nel 2009 il National Board of Review Awards al miglior documentario, il Producers Guild Award per il miglior documentario e il Los Angeles Film Critics Association al miglior documentario.

Richard O’Barry: da addestratore ad apostolo dei delfini

Negli anni Sessanta negli Stati Uniti spopolava la serie televisiva “Flipper” con protagonista un simpatico delfino, un fenomeno poi diventato globale. Il vero artefice di questo successo era Richard O’Barry che, per conto del Miami Seaquarium, all’epoca catturava e addestrava delfini.

Diventato ricchissimo e famosissimo grazie a Flipper, per la cui produzione addestrava i cinque delfini-attori che si alternavano nelle riprese, all’epoca Richard O’ Barry – classe 1939 – non si curava troppo dell’aspetto etico del suo lavoro.

Questo fino a quando un giorno Kathy, il delfino femmina più impegnato nelle riprese, in sua presenza si suicidò – così definì l’accaduto lo stesso O’Barry – posandosi sul fondo e smettendo di respirare: è la reazione estrema di questi cetacei allo stress della vita in cattività, come molto spesso accade ancora oggi nei delfinari.

Questo episodio cambiò radicalmente l’esistenza di Richard O’Barry che, ravvedutosi, decise di sfruttare la sua popolarità per sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto dei delfini e di tutti gli animali marini a trascorrere la propria esistenza ma in libertà nel loro elemento naturale.

A tal fine nel 1970 ha fondato il suo “Dolphin Project”, diventando così il nemico numero uno dello show-business milionario dei delfinari, nonché di tutte le organizzazioni, anche governative, che utilizzano i cattività i delfini per diversi scopi.

Da allora Richard O’Barry è impegnato senza tregua in questa battaglia, nonostante numerosi arresti e perfino l’omicidio di un’amica volontaria.

 

 

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