Cagliari: dal 31 gennaio 2019 “Le Civiltà e il Mediterraneo” al Museo Archeologico Nazionale e a Palazzo di Città

 Cagliari: dal 31 gennaio 2019 “Le Civiltà e il Mediterraneo” al Museo Archeologico Nazionale e a Palazzo di Città

Una spettacolare mostra per guardare dalla Sardegna alle Civiltà del

Mediterraneo all’alba della Storia. Intrecci, confronti, dialoghi dal bacino del

Mare Nostrumalle montagne del Caucaso. Oltre 550 opere da importanti

Musei internazionali e dalle collezioni sarde, per connettere la cultura

nuragica ai grandi processi di civilizzazione della protostoria.

“Che cos’è il Mediterraneo?” si chiede lo storico Fernand Braudel, e risponde: “Mille cose

insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi

di mari. Non una cultura ma una serie di culture accatastate le une sulle altre. Viaggiare

nel Mediterraneo significa sprofondare nell’abisso dei secoli, perché è un crocevia

antichissimo”. 

Due eventi in questo ultimo triennio hanno avvolto la Sardegna di una luce propria, in un

contesto culturale e di interesse turistico di grande rilievo.

Con la mostra del 2015“Eurasia – fino alle soglie della storia”, Cagliari ha

avviato un’importante relazione con il Museo Statale Ermitage- i cui capolavori

si sono incrociati con quelli sardi e di altre regioni italiane -aprendo il cammino ad

un ragionamento sullo sviluppo delle civiltà in epoca preistorica nel contesto Euroasiatico

, intravedendo legami e connessioni intraculturali e restituendo alla Sardegna

un ruolo assolutamente centrale negli incroci di civiltà.

Quindi, con ilconvegno del 2017 “Le Civiltà e il Mediterraneo – grandi musei a confronto”

promosso dall’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma Sardegna,

si sono gettate le basi di una riflessione internazionale di più vasta portata sul tema,

che ha coinvolto studiosi ed esponenti di prestigiosi musei, strategici nella ricognizione

delle civiltà del Mediterraneo in età preistorica e nella ridefinizione del ruolo dell’Isola e delle sue culture in questo contesto.

Una tematica sostanziale dal punto di vista culturale e turistico, che ha reso desiderabile

lo sviluppo di nuove prospettive e che ha spinto l’Assessorato del Turismo Artigianato e

Commercio a sottoscrivere insieme a Mibac, Polo Museale della Sardegna, al Comune di Cagliari e

alla Fondazione di Sardegna, un protocollo di collaborazione culturale pluriennale con il grande Museo di

SanPietroburgo, con il coinvolgimento di Ermitage Italia, per ampliare i fronti di ricerca e di studio, dando conto del

ruolo e della storia sarda, quale occasione di promozione internazionale e di affermazione identitaria.

Si riconosce in tal modo una centralità della Sardegna come punto di osservazione verso l’esterno per confermare

non solo le sue radici profondamente mediterranee, ma quale avamposto delle connessioni tra le varie civiltà

sviluppatesi nel Mediterraneo.

Con questa prospettiva e grazie agli studi fin qui effettuati, è nato dunque il progetto del grande evento

espositivo “Le Civiltà e il Mediterraneo” – dal 31 gennaio 2019 nelle sedi del Museo Archeologico Nazionale di

Cagliari e di Palazzo di Città – che ha coinvolto importanti musei internazionali, mettendo in luce connessioni e

differenze, in modo da restituire un’immagine della Sardegna fondante e attrattiva.

Sorta di continente in miniatura per diversificazione territoriale e climatica,

come altre grandi isole, la Sardegna ha sviluppato specifiche forme di civiltà straordinarie e comunicanti,

che in questa mostra si confrontano con le altre contestuali civiltà mediterranee e riconettono i fili di antichi dialoghi.

Questa regione, che è sempre stata ritenuta isolata e lontana dai contatti più fecondi, si rivela invece punto di

scambio materiale e culturale e centrale nel sistema delle relazioni geopolitiche , di cui la Sardegna torna

protagonista e artefice al tempo stesso.

Un complesso di oltre 550 reperti è dunque il fulcro del progetto espositivo “Le Civiltà e il Mediterraneo”,

curato da Yuri Piotrovsky del Museo Statale Ermitage, Manfred Nawroth  del Pre and Early History-National di

Berlino, in collaborazione con Carlo Lugliè, docente all’Università di Cagliari e Roberto Concas, direttore del Museo

Archeologico Nazionale di Cagliari. Il nucleo centrale dell’esposizione è dedicato all’archeologia preistorica sarda

– circa 120 opere rappresentative dell’evoluzione delle culture dal Neolitico alla metà del primo millennio a.C. –

mentre gli altri reperti, sono chiamati a rappresentare diverse culture e aree del Mediterraneo e del

Caucaso, nel medesimo arco temporale e provengono da grandi musei archeologici afferenti per geografia o

collezioni: il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo del Bardo di Tunisi, il Museo Archeologico di

Salonicco, il Museo di Berlino e ovviamente il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, a documentare come il

bacino del Mediterraneo non sia stato un luogo chiuso ma contaminante e in continua evoluzione.

Un corpus espositivo di grande significato e fascino; un evento culturale internazionale unico e fondamentale per la

valorizzazione della storia, della cultura e dell’arte della Sardegna, organizzato da Villaggio Globale International

con un allestimento contemporaneo, scenografico e visionario firmato da Angelo Figus.

Un viaggio nel tempo, nello spazio, nella storia delle civiltà che si sono intessute in quel Mare Nostrum

che appare matrice primigenia, luogo permeabile di culture, arti e saperi.

Vasellame in terracotta, elementi in ceramica, armi e utensili, oggetti di culto e antichi idoli, monili

e, soprattutto, straordinari oggetti in bronzo di diverse provenienze approderanno a Cagliari per ricordare

le antiche rotte e ritrovare porti già conosciuti.

Nell’età del bronzo s’intensificano i traffici e gli scambi che univano, in modo diretto o mediato, i centri minerari, in

particolare dello stagno e del rame, ai centri di produzione, arrivando a coinvolgere gran parte del continente

europeo ele regioni asiatiche e imponendo società via via più complesse e meglio organizzate.

Il rame grezzo era modellato in forme diverse a seconda dei periodi e delle cerchie artigianali.

I lingotti a pelle di bue (oxhide ingots), dalla caratteristica forma quadrangolare con

apici sviluppati comodi per il trasporto sulle spalle o per lo stivaggio – cronologicamente

inquadrati tra il XIV e il XI secolo a.C. – sono stati rinvenuti a Cipro, in Anatolia, nel

mar Nero, a Creta, nell’Egeo, in Grecia, in Sicilia, in Sardegna, in Corsica e Francia

meridionale, e in alcune regioni dell’entroterra europeo dislocate lungo il corso dei

grandi fiumi che dovevano fungere da vie di penetrazione.

Il centro di irradiazione viene identificato nell’isola di Cipro, che possiede ricchissimi

giacimenti di rame purissimo, ed è interessante notare l’altissima concentrazione

di lingotti a pelle di bue di provenienza cipriota in una terra ricca di rame come la Sardegna

già a partire dal Bronzo recente.

Questa diffusione, a cui si accompagna un massiccio apporto di tecniche metallurgiche

di matrice cipriota, avvalora l’immagine di un mar Mediterraneo solcato da un

complesso sistema di rotte che ne fanno un prezioso ed efficace apparato

connettivo tra Occidente e Oriente, lungo il quale si spostano uomini, merci e idee.

Tra i protagonisti di questi movimenti, che si ascrivano a una prevalente componente

medio-orientale (cipriota-levantina e poi fenicia), spiccano i Micenei, che nel lungo

arco di tempo corrispondente al periodo della formazione dei regni palatini, dal loro

sviluppo fino alla crisi che ne segna la fine nel XII secolo a.C., lasciano nel Mediterraneo

i segni del loro passaggio alla ricerca prevalentemente di metallo e beni di lusso.

L’indicatore immediato di questi movimenti è laceramica micenea , di argilla tornita e

depurata, con decorazione dipinta a vernice brillante, che compare già dalle fasi più antiche

(XVII-XV secolo a.C.) in Sicilia e in Italia, ma anche in Anatolia occidentale.

Nella fase di maggior espansione della potenza micenea si assiste in Occidente alla

produzione di una ceramica di imitazione che ha fatto ipotizzare l’esistenza di botteghe

artigianali italo-micenee e di nuclei stanziali micenei.

In diversi siti, tra cui Antigori di Sarroch in Sardegna, artigiani micenei potrebbero essersi integrati

nelle comunità protostoriche italiane già prima che il collasso dei regni aumentasse la propensione

a migrare fuori dalla madrepatria.

Presso il nuraghe Antigori di Sarroch, oltre all’abbondante materiale proveniente dal Peloponneso, Creta e Cipro,

è stata individuata anche una classe di ceramica di imitazione e di produzione locale.

Alcune tipologie di vasi, come per esempio le anfore a staffa, sembrano indicare un collegamento con il sito di

Cannatello in Sicilia(dove oltretutto è presente ceramica nuragica di importazione) e con gli empori dell’Africa 

settentrionale, quasi a segnare una rotta ideale che arriva in Sardegna toccando le sponde meridionali del

Mediterraneo, alternativa rispetto a quella settentrionale che privilegia lo Ionio e l’Adriatico.

Questa rotta sarà la stessa che alcuni secoli dopo seguiranno i prospectors fenici alla ricerca di giacimenti

metalliferi verso la Spagna, rotta in cui la Sardegna avrà comunque un ruolo centrale.

A evidenziare infatti i contatti e le relazioni tra l’Isola e il Sud est spagnolo, durante l’età del bronzo,

ci saranno in mostra (provenienti dal Museo di Berlino) anche importanti reperti della civiltà di El Argar,

sviluppatasi in quell’area dal 2200 a.C. e connotata da insediamenti estesi, con un’architettura in pietra

paragonabile a quella del Mediterraneo orientale e con una tipologia di spade che mostra evidenti

contatti con la civiltà nuragica.

È proprio  in questo periodo infatti che la Sardegna, al centro del Mediterraneo e con un ruolo incisivo

nei flussi commerciali – come dimostrano i materiali di produzione nuragica rinvenuti in questi ultimi anni fuori

dall’isola – dà prova di grande vitalità con la fioritura di una delle più originali culture della protostoria

italiana, quella nuragica.

Il Nuragico è esclusivo della Sardegna e si caratterizza soprattutto per il suo monumento simbolo, il nuraghe,

ma anche per i suoi straordinari bronzetti e per le tombe dei giganti.

Non esistono architetture analoghe a quelle sarde: un vero e proprio unicum nonostante le  similitudini

che si possono rilevare. Un esempio di “vicinanza” è quello con le fortezze costruite nel Caucaso meridionale

nella tarda età del bronzo e nella prima età del ferro.

Pur lontane, le terre caucasiche hanno certamente avuto contatti con le civiltà mediterranee.

L’Ermitage, le cui collezioni sono straordinarie, è sempre stato e rimane uno deipionieri della ricerca

archeologica nel Caucaso e del suo inserimento nel contesto culturale mediterraneo.

Dalla cultura di Majkop nella Ciascaucasia, con i suoi eccezionali kurgan, allastraordinaria produzione

metallurgica della cultura di Koban le terre caucasicherivelano, con i loro repertori decorativi dai motivi

geometrici e con raffigurazioni di animali fantastici e non- buoi arieti, lupi, rane etc. -elementi di connessione

non banali con le civiltà del mediterraneo e forse anche con la civiltà nuragica.

Come non sorprenderci della somiglianza dei bronzetti di tori nuragici al celebre toro di Majkop?

Con le suggestioni del mito di Prometeo o di quello degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro

l’esplorazione dei collegamenti nella protostoria, tra Mediterraneo eCaucaso, si carica di mille suggestioni.

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