Primo morto per il coronavirus in Italia, a Padova. Situazione preoccupante: 16 persone positive in Lombardia e Veneto

 Primo morto per il coronavirus in Italia, a Padova. Situazione preoccupante: 16 persone positive in Lombardia e Veneto

Il coronavirus comincia mietere vittime anche in Italia: all’Ospedale di Schiavonia (Padova) è deceduto  Adriano Trevisan, di 78 anni. Era stato ricoverato da circa dieci giorni insieme con un’altra persona positiva al virus. Aveva tre figli, una delle quali era stata sindaco di Vo’ Euganeo, loro paese di origine. Non era stato mai in Cina e non aveva avuto contatti con persone provenienti dai paesi asiatici. Bisognerà ora capire come sia stato contagiato.

Al termine di una riunione straordinaria della Protezione civile il premier Giuseppe conte ha dichiarato: “Abbiamo preso tutte le misure e siamo disponibili a valutarne ulteriori, se necessarie; rassicuriamo tutta la popolazione – ha aggiunto – al momento abbiamo messo in quarantena tutte le persone che sono venute in contatto con i casi certificati positivi”. 

Il Ministro della salute Speranza, che ha partecipato alla riunione ha dichiarato: “Siamo convinti che il servizio sanitario nazionale sia all’altezza di questa sfida.  Abbiamo fatto un lavoro di screening molto accurato, per selezionare uno ad uno i contatti stretti di queste persone li stiamo verificando uno ad uno con i tamponi e pensiamo che questa sia la modalità più efficace per contenere l’avanzamento del virus”.

Allo stato gli italiani risultati positivi al virus sono 16 in Lombardia e uno in Veneto. Il problema è che sono centinaia le persone che hanno avuto contatti diretti con queste persone e si è  in attesa di conoscere i risultati dei test e più di 50mila cittadini in provincia di Lodi sono, di fatto, in quarantena a casa loro.

Preoccupante è il caso di un 38enne di Codogno che martedì 18 si è presentato all’ospedale con sintomi influenzali ma che, al termine della visita, è stato rimandato a casa. Il giorno dopo l’uomo è tornato e questa volta è stato ricoverato fino a giovedì sera, quando i test hanno dato il responso: positivo al coronavirus. Immediato è scattato l’isolamento al Sacco di Milano. Ma era già tardi. Nei giorni precedenti il 38enne ha infatti condotto la vita di tutti i giorni, incontrando decine di persone: è andato al lavoro, nel reparto amministrazione dell’Unilever di Casalpusterlengo, ha partecipato a due corse – una mezza maratona a Santa Margherita Ligure il 2 febbraio e una il 9 con la sua squadra a Sant’Angelo Lodigiano – ha giocato a calcetto, è stato ad almeno tre cene e incontri di lavoro. Come ha preso il virus? Al momento l’ipotesi prevalente è che possa esser stato contagiato durante una cena con un suo amico. Quest’ultimo, un italiano che lavora per la ‘Mae’ di Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, è rientrato dalla Cina il 21 gennaio. Agli inizi di febbraio, tra l’1 e l’8, ha accusato dei sintomi influenzali e proprio in quei giorni ha incontrato il 38enne. L’uomo è però risultato negativo ai test, il che può significare solo due cose: o non è lui il portatore o ha avuto il virus, è guarito e ha sviluppato degli anticorpi. Lo diranno i risultati degli esami del sangue in corso allo Spallanzani.

Data la situazione è da presupporre dal 38enne il virus si è diffuso in almeno altre 15 persone: la moglie, un’insegnante che è in maternità e solo per questo non ha avuto contatti con gli studenti, un suo amico con cui corre abitualmente, 5 tra medici e sanitari e 3 pazienti dell’ospedale di Codogno, 3 anziani tra i 70 e gli 80 anni clienti di un bar gestito dal padre dell’amico corridore ed una quattordicesima persona di cui non si sa niente, se non che non è il medico di base che aveva visitato il 38enne. Il quindicesimo positivo in Lombardia è un paziente ricoverato da alcuni giorni all’ospedale di Cremona.

Il 38enne è gravissimo, come comunicato dai genitori, ed è in autoquarantena a casa dove è intubato.

Si sta cercando di ricostruire tutti i contatti avuti da queste persone. Che sono centinaia se non migliaia. Tanto per essere chiari: solo il 38enne ha avuto rapporti con 120 colleghi dell’Unilever, 70 tra medici e personale sanitario e 80 persone che fanno parte della sua più stretta cerchia, a partire dai 40 della sua squadra di corsa. Ecco perché la Regione, d’intesa con il Governo, non ha potuto far altro che far scattare una serie di “misure restrittive” in 10 comuni, un’area dove abitano 50mila persone. Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d’Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano sono in isolamento. “Il piano adottato prevede scelte forti” spiega il ministro della Salute Roberto Speranza elencandole: una permanenza domiciliare ‘obbligatoria’ e la sospensione di ogni manifestazione pubblica, di attività commerciali, lavorative, sportive e scolastiche.

“Dobbiamo trattenere il virus dentro quell’area” ha dichiarato Speranza, che poi conferma le misure già adottate: obbligo di quarantena “fiduciaria” per chi torna dalla Cina, e sorveglianza attiva per chi è stato nelle aree a rischio, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie al rientro in Italia. Sono inoltre già pronte anche due caserme della Difesa a Milano e Piacenza con 180 posti, per accogliere chi dovrà andare in quarantena. E non è escluso, lo ha ribadito anche il Commissario Borrelli, che possano essere requisiti anche degli alberghi. Ma oltre alla Lombardia ora si è aperto un altro fronte della malattia nel Veneto.

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