L’autonomia di Veneto e Lombardia e gli effetti sul Sud e sull’unità del paese

 L’autonomia di Veneto e Lombardia e gli effetti sul Sud e sull’unità del paese

Riprendiamo, l’intervento di Agazio Loiero ( ex ministro ed ex presidente della Regione Calabria) pubblicato ieri da Il Foglio,  concernente gli effetti negativi per l’unità dell’Italia dei due referendum sull’autonomia promossi lo scorso anno dalle Regioni Lombardia e Veneto.

“L’opinione pubblica, specie quella meridionale, non si è resa ancora conto di quale dirompente effetto, dopo l’ingresso della Lega al governo, possano produrre sull’unità del nostro Paese i due referendum sull’autonomia, promossi lo scorso anno da Lombardia e Veneto. Quei referendum, non previsti da alcuna norma, furono con un messaggio tranquillizzante definiti consultivi dai presidenti delle due ricche regioni. Un mero omaggio al popolo, richiamato in questi ultimi tempi nella sua definizione più enfatica anche dal Sacro Blog, caro al M5s. Di recente Salvini in un’intervista a Radio Padova ha affermato: «Appena arriva la proposta sull’autonomia il Consiglio dei ministri è pronto a firmarla…». E più in là: «Zaia mi ha detto che chiederà 23 competenze. I ministri della Lega non avranno problemi a sganciare competenze e soldi conseguenti…».

Che Salvini non intenda discutere un tema cosi essenziale per la vita del sud – si dia uno sguardo a cosa sta succedendo in Spagna – non stupisce. Quelle parole sono dettate da un temperamento corrivo a cui il personaggio ci ha ormai abituato. Non mi stupisce neanche che usi il verbo “sganciare” riferito alle competenze e soprattutto alle risorse, ai soldi, meglio, agli sghei, come si chiamano con una parola, insieme, sibilante e magica in Veneto. Sganciare sarà pure un verbo inelegante sulla bocca del ministro dell’Interno, ma, per un parlatore incontinente, congrua. Nell’utilizzare alcuni esempi sull’uso corrente di tale verbo quasi tutti i vocabolari della lingua italiana, tra gli altri, usano questa frase: «Sganciare una bomba». Un’immagine devastatrice che nel nostro caso calza a pennello. Vi si faccia caso. Il presidente del Veneto Zaia ha depositato ai primi di luglio un testo di legge per l’attuazione dell’autonomia del Veneto. Un testo che punta a trattenere sul proprio territorio una buona parte del gettito fiscale maturato nella sua regione.

Sempre Zaia ha chiesto in un’intervista al Corriere della Sera dello scorso 24 luglio «una legge delega con cui il Parlamento incarica il governo di gestire la trattativa materia per materia». In soldoni pretende che l’esecutivo abbia sul tema carta bianca, saltando il luogo deputato a trattare argomenti tanto delicati da investire la prima parte della Costituzione. Se infatti il testo venisse approvato il Sud ne sarebbe distrutto. Risulterebbe fatalmente pregiudicato il fondo perequativo statale destinato alle aree deboli. La spesa per il Welfare, per le scuole, per i servizi in genere sarebbe ancora di più ridimensionata in questo difficile territorio. Già oggi alcuni comuni meridionali vivono di stenti tra spopolamento e disoccupazione.
Delle molteplici fratture, di cui ha sofferto l’Italia dall’unità a oggi, quella tra nord e sud resta la più tenace e la più ingiusta. Il Nord ce la fa agevolmente a vivere, il Sud è in grande difficoltà a sopravvivere. Non capisco perché ne il Pd, ne i presidenti delle regioni meridionali di centrosinistra, su di un tema così divisivo, non battano ciglio.

Con tutti quei No al recente referendum costituzionale il Mezzogiorno ha inviato al paese un suo primo messaggio. Poi alle successive elezioni politiche ha votato in massa per il movimento di Grillo. Una scelta politica di disperazione. Non lo dimentichi Di Maio. Al quale vorrei indirizzare una provocazione. Mi sbaglierò ma sono convinto che nei giorni convulsi della formazione del governo Salvini abbia insistito per ottenere il ministero per gli Affari regionali per la leghista Erika Stefani.

Se il vicepremier del M5s all’epoca è rimasto sorpreso per la richiesta, spero che oggi, dopo aver letto il testo di legge del presidente del Veneto, dubbi, non ne nutra più sugli obiettivi di Zaia. Il quale oggi è l’unico personaggio temuto da Salvini. Possiede voti e credibilità dentro i confini della sua regione. Tali doti però non siano sufficienti a portare in porto il programma di una secessione mascherata. Un obiettivo già tentato da Bossi attraverso la devolution, contenuta in una riforma costituzionale, approvata oltre dieci anni fa dal Parlamento, ma travolta dal successivo referendum. Quando si dice il potere del popolo. Quello vero, previsto dalla Costituzione.”

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Redazione Tutto Sud News

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